A Tokyo sventola bandiera bianca?

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Nell’infinito elenco delle cose che il Coronavirus ci ha finora negato figura anche la trentaduesima edizione delle Olimpiadi, che avrebbe dovuto svolgersi nell’estate del 2020 a Tokyo e che si spera di poter recuperare, pandemia permettendo, nelle date attualmente fissate tra il 23 luglio e l’8 agosto 2021.

Che siate appassionati di sport o meno, vi sarà sicuramente capitato di assistere alle premiazioni di qualche atleta olimpico italiano che, sulle note del nostro Inno e con Tricolore ben in vista, riceveva la sua agognata medaglia.

Ebbene, nel 2021 potremmo non vedere più queste immagini.

E non perchè, come nel caso dei Mondiali di Russia 2018, i nostri atleti non abbiano ottenuto il pass alle qualificazioni per i giochi olimpici.

La motivazione, ahinoi, deriva da una questione meramente politica.

Tra i tanti pasticci di cui il governo Conte si è reso fautore c’è infatti la riforma “Sport e Salute” del 2018 che, oltre ad aver abolito di fatto il Ministero dello Sport, ha trasformato il braccio operativo del Coni, l’allora “Coni Servizi”, in “Sport e Salute Spa”, la cui designazione dei vertici non spetta più al Coni ma al Ministero dell’Economia e Finanze su indicazione dell’autorità di Governo competente in materia di Sport, sentito il Coni.

Fin qui le vicende nazionali.

Ma perchè l’Italia potrebbe essere esclusa dalle prossime olimpiadi?

È presto detto.

Il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, è dotato di una Carta Olimpica che, all’articolo 27, prevede che i Comitati Olimpici nazionali siano dotati di autonomia, restando indipendenti dalle decisioni politiche del governo di turno. Autonomia che attualmente il nostro Coni non possiede più.

Considerando che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, più volte sollecitati per ovviare a questa loro grave inadempienza, tuttora non hanno preso provvedimenti in merito, il CIO ha fatto sapere che, se entro le 17.30 di mercoledì 27 gennaio non riceverà la notizia che il Coni nazionale sarà nuovamente dotato della necessaria autonomia, avrà la facoltà di revocare il riconoscimento dello stesso Comitato olimpico.

Tutto ciò si tradurrebbe con l’esclusione dell’Italia dalla prossima competizione olimpica.

Quindi potremmo essere privati della gioia di vedere gli atleti italiani sfilare vestendo i nostri colori, sventolando orgogliosamente la nostra bandiera, e l’Inno di Mameli potrebbe non risuonare più negli impianti sportivi ad ogni loro vittoria.

Con buona pace, tra gli altri, di Federica Pellegrini, che potrebbe dover gareggiare da “atleta indipendente” nella sua ultima olimpiade. Proprio come è successo agli sportivi della Russia degli scandali doping e della Bielorussia di Lukashenko.

L’Italia,umiliata, sarebbe trattata alla pari di un regime dittatoriale.

Il Presidente del CONI Giovanni Malagò, intervenuto lunedì all’audizione presso le Commissioni riunite Cultura e Lavoro della Camera dei Deputati, ha così riassunto la questione: “Siamo in una situazione drammatica, sportivamente parlando, in quanto dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2018 è mutata la questione riguardante il rapporto tra l’allora Coni Servizi e oggi Sport & Servizi col Coni. La Carta Olimpica vieta a qualsiasi comitato olimpico di operare per il tramite del governo. Il Coni non può essere subordinato ad un società governativa, deve essere libero di autodeterminarsi. Attualmente, invece, la società Sport e Salute é il braccio operativo del governo”.

Qualora il Comitato Esecutivo del CIO, che si riunirà mercoledì prossimo a Losanna, dovesse constatare la violazione dell’articolo 27 della Carta Olimpica, oltre alle sanzioni già descritte, potrebbe imporre agli atleti italiani di partecipare individualmente e, di conseguenza, le nostre squadre sarebbero escluse. Sarebbe anche a rischio lo svolgimento nei nostri impianti delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina in programma per il 2026.

Sono queste le conseguenze di un disastro partorito durante il primo Governo Conte, quando i cinquestelle governavano con la Lega, cresciuto con l’immobilismo del Conte bis, quando i cinquestelle hanno governato con Pd e Italia Viva, e che potrebbe rappresentare uno dei primi fallimenti dell’eventuale Conte ter.

Si vocifera infatti che nel corso del Consiglio dei Ministri convocato per la mattinata di martedì 26 gennaio per annunciare ai ministri la volontà di Conte di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni, si cercherà anche di limitare ulteriori, ingenti, danni al settore sportivo restituendo al Coni l’autonomia, condicio sine qua non per farci ritornare ad avere il posto che ci compete nel medagliere internazionale.

Questa surreale vicenda e la sua imbarazzante gestione dovrebbero far riflettere.

E una seria riflessione spetterebbe, in primis, al dimissionario premier che, archiviati già due governi fallimentari, prima di proporsi per la terza volta alla guida del Paese, magari raccattando qua e là poltronisti più o meno esperti per confezionare l’ennesima improbabile maggioranza a scadenza breve, dovrebbe seriamente fare ammenda e pensare a quale, ennesima, figuraccia, sta sottoponendo l’Italia.

Una nazione che, per tornare a vincere, dovrebbe liberarsi il prima possibile del suo più grande“pochettato” fardello e dei suoi lacchè.

E allora sì che i Tricolori, fieri, tornerebbero a sventolare.

Autore dell'articolo: Maria Attianese

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