Questione di Quorum

Sempre meno cittadini vanno a votare, gli appelli non servono più a niente, il disinteresse è sempre maggiore.

Colpa di una società sempre più egoistica e “vuota” di valori, o colpa di una politica che ha sempre meno rapporti con i cittadini, o entrambe le cose?

La crisi delle democrazie occidentali è evidente un po’ ovunque; ieri alle elezioni legislative in Francia ha votato meno del 48% degli aventi diritto ma, appunto, perchè questo distacco?
In Italia eravamo abituati ad altissime percentuali di affluenza, via via scemate negli anni fino ai minimi storici di questo periodo.
La politica non solo è vista distante, ma addirittura (a torto) inutile e, pertanto, anche votare diventa inutile.
La crisi iniziò negli anni 90 con la fine dei partiti tradizionali e con campagne stampa, mai più cessate, in cui della politica si denunciavano solo privilegi, storture, latrocini.
I partiti, a loro volta, assecondavano a turno queste campagne per indebolire l’avversario (soprattutto la sinistra è stata maestra in questo), non accorgendosi che così si indeboliva tutto il sistema e si metteva in discussione il ruolo fondamentale di mediazione dei partiti politici.
La scelta dei parlamentari per cooptazione ha contribuito a trasformare definitivamente la politica in una questione per pochi; i partiti, senza più finanziamento pubblico (altro grave errore, perchè la democrazia ha un costo) hanno smesso di avere sedi, sezioni, luoghi di confronto; hanno smesso, insomma, di fare i partiti e si sono trasformati sempre più in comitati elettorali che si attivano solo in prossimità delle elezioni, o espressione di un unico leader carismatico che, finchè funziona, fa crescere il consenso, ma che se cade fa crollare tutto.

Un tempo vi erano centinaia di migliaia di iscritti, vi era una scuola di partito e la classe dirigente veniva selezionata all’interno e sostenuta da migliaia di militanti e decine di migliaia di iscritti, che facevano politica tutti i giorni dell’anno, oltre a mobilitarsi ancor più in campagna elettorale.

I messaggi, buoni o cattivi che fossero, giusti o sbagliati, raggiungevano ogni cittadino non via social o via tv ma direttamente grazie ai militanti dei partiti.

Risultava un atto naturale recarsi al seggio; ora tutto questo non esiste più.
Cosa ha determinato tutto ciò?
Beh direi sia sotto gli occhi di tutti: l’attacco alla politica ed ai partiti, portato avanti dagli anni ‘90 con la complicità della maggior parte dei partiti stessi, deboli e preoccupati, ha portato l’Italia ad arretrare ogni anno di più sulla scena internazionale; da quinta potenza industriale al mondo siamo oggi una nazione in perenne crisi economica, i salari medi degli italiani sono scesi negli ultimi 30 anni, mentre intorno a noi crescono anche in modo notevole (Germania e Francia oltre il 30%).

Nel frattempo tutti gli ultimi governi sono stati frutto o di alchimie di palazzo (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II) o peggio di veri commissariamenti da parte di lobby economico-politiche italiane, ma soprattutto estere, come nel caso dei Governi Monti e Draghi.

Gli italiani hanno votato in un certo modo, ma mai si sono sentiti rispettati.

Per qualche anno l’astensionismo è stato frenato dall’illusione a 5 stelle, che convinse i delusi ed i più giovani che c’era una possibilità (nata dalla stessa antipolitica che ha causato la crisi della politica e delle istituzioni) di cambiamento, illusione presto svanita alla prova dell’inconsistenza della classe dirigente 5 stelle, (per forza di cose una classe dirigente basata sul nulla e sull’utopia dell’uno vale uno non poteva che dimostrarsi totalmente inadatta) e delle alleanze fatte con partiti che fino al voto venivano identificati come i peggiori nemici ma che hanno garantito ministeri e posti di potere.

Insomma, anche l’ultima illusione è venuta meno: perchè, allora, continuare a votare?

Perchè non è vero che tutti si è uguali, perchè occorre ridare dignità e forza alla politica, perchè bisogna ripartire dai partiti, e soprattutto dai partiti che fanno di coerenza e serietà una bandiera, e perchè solo la politica può arrestare lo scempio di una nazione svenduta da chi, non essendo giudicato dai cittadini, favorisce lobby economiche a discapito degli italiani.

È una battaglia per la sopravvivenza: della politica, dei valori, dell’Italia.

Autore dell'articolo: Simone Torello

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