Il corto circuito di Concita

La sacerdotessa del pensiero radical-chic, l’ex direttrice de L’Unità, la pasionaria della sinistra intellettuale dotata di blog con vista su Repubblica, è scivolata su un intero casco di banane.

È bastato un corsivo fuori onda, una voce dal sen fuggita, lo sfogo volgare vergato sul corsivo del quotidiano scalfariano, per renderla invisa persino ai suoi compagni e alle sue compagne.

Concita, infastidita dalla neo-categoria degli influencer, li paragona con astio ai frequentatori delle vecchie classi “differenziali”, abolite negli anni ‘70.

Ai disabili, insomma, in una accezione che così negativa non si sentiva da anni.

E li descrive con la bava alla bocca, loro, con un precettore accanto, come farebbe l’ultimo degli intolleranti; schiumante, pure lui, ma di rabbia.

Che schifo, con rispetto parlando, Concita.

E la pezza del giorno dopo è, come sempre, peggiore del buco.

Le scuse pelose ai disabili, quelli differenziati, recapitate a mezzo stampa e blog con la giustificazione firmata da una presunta e rivendicata scorrettezza verbale.

Insomma, Concita si scusa ma invoca il diritto di chiamare disabili mentali quelli che non lo sono dalla nascita, ma per autoproclamata stupidità. Lo fa attaccando quella sinistra, e giù risate, che starebbe “morendo di politicamente corretto”.

Oh, ma non eri tu la corifea del buonismo italico, la portavoce degli ultimi, la borghesotta imbastita da letture postume su proletariato ed operaismo?

Siamo al corto circuito del corto circuito.

Mannaggia a te, Concita.

No, non è politicamente scorretto associare la conclamata indegnità a una condizione tristemente patologica, per giunta con i particolari quasi compiaciuti della classe-ghetto dove si educavano (?) quelli differenti: è vergognoso e basta.

Non è neppure cattivismo, in quella bolla nella quale vive chi odia i buoni e per puro pregiudizio non distingue il bene dal male.

Polticamente scorretto, oggi, è chiamare le cose con il proprio nome: delinquenti i delinquenti, schifosi gli schifosi, snob con la puzza sotto il naso e la lingua biforcuta gli snob con la puzza sotto il naso e la lingua biforcuta.

Posa lo champagne e tira su la copertina leggera di cachemire: le classi differenziali, quelle dove gli insegnanti dicevano ai ragazzi di “pulirsi la bocca”, come scrivi, sono state abolite nel lontano 1971; ben prima, insomma, che la tua giovane controfigura si innamorasse di Carlo Rivolta e della “generazione perduta”, molto in anticipo sulle riunioni di redazione con Scalfari e i fuochi fatui degli anni post-ideologici.

Vamos adelante, Concita.

L’Articolo di CONCITA DE GREGORIO. https://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2023/08/04/il-valore-di-un-selfie/

Autore dell'articolo: Paolo Di Caro

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