L’Italia di Sir Crowley stava per farla grossa. Molto grossa.
L’esordio al Sei Nazioni 2023 era già segnato nell’agenda dei bene informati come una sconfitta degli Azzurri senza alcun ragionevole dubbio: troppo forti i Transalpini, secondi nel ranking mondiale, troppo giovane, e da verificare, la crescita del Quindici italiano dopo le vittorie contro Galles e Australia, in un panorama rugbistico da sempre poco incline ai cambiamenti repentini.
Pronti, via, e due giocate “svagate” in mediana sembrano confermare le previsioni, consentendo ai Galletti di partire bene e mollare due schiaffoni a Varney, incrinando le certezze in una zona nevralgica per la produzione di gioco, la mediana.
Invece accade quello che solo le grandi squadre sanno fare: l’Italia ricomincia a macinare gioco, resetta gli errori iniziali e sfida gli avversari sul loro terreno, quello del gioco aperto, inaugurando la stagione del rugby-spumante.
Gioco alla mano, fasi ripetute, anticipo sul punto di incontro, una mischia capace di reggere lo strapotere fisico della prima linea francese e una rosa finalmente profonda, in grado di non far guardare con terrore lo scorrere del tempo.
È un’Italia fisica e creativa quella che confeziona il primo vantaggio della partita, sul 24-22, a metà del secondo parziale; un’Italia che costringe gli uomini di Galthié a commettere una inusitata sequela di falli, fino alla meta tecnica con cartellino giallo che prelude al sorpasso.
I Francesi rimetteranno il naso davanti, soffrendo moltissimo negli ultimi minuti, solo grazie alla loro forza e all’inerzia dell’esperienza, ma stavolta sono loro a finire in debito d’ossigeno e senza sorrisi, consci di aver scampato un grosso pericolo. 29-24, un punto di bonus e una marea di complimenti da tutti gli osservatori internazionali, ma soprattutto l’insoddisfazione di capitan Lamaro, testimonianza di una mentalità nuova.
Vincere si può, anche contro i mostri sacri, vincere si deve, ora che l’evoluzione in termini di gioco è bilanciata dalla crescita mentale e da una rinnovata consapevolezza.
La prova del collettivo supera anche le necessarie citazioni per i singoli, da Tommaso Allan al solito, che bello dirlo, Ange Capuozzo, fino a Ignacio Brex, i fratelli Cannone e un monumentale Sebastian Negri.
Ci siamo fermati a un passo dalla presa della Bastiglia, ma l’appuntamento è solo rimandato: adesso sotto con l’Inghilterra, reduce dalla sconfitta interna contro i figli di Scozia, e mai così “abbordabile”.
L’Italia ovale cresce, convince e riconcilia il pubblico di Roma con la Nazionale, dopo anni di batoste e psicodrammi.
Nell’anno della Coppa del Mondo, pensa un po’, proprio in terra francese.