Sinner sul (piccolo) trono di Francia

Jannik torna in vetta grazie alla vittoria nel Master 1000 parigino.
E ci resterà almeno fino alle Finals.

Da Parigi a Parigi.
Jannik torna al numero uno nella Città che gli ha “preferito” Alcaraz al Roland Garros, con quel tifo un po’ così, che fanno loro quando vedono un Italiano vincente.
Sinner, dunque, conquista la Francia come un Bartali qualsiasi, ma con meno naso, coi “Francesi che si incazzano” e una micidiale campagna d’Europa che in pochi giorni lo trasporta dal successo di Vienna a quello di Parigi.
É sempre lo stesso Sinner?
Forse sì, forse no.
Gioca con ancora più rabbia, con un cinismo agonistico da boxeur consumato: parate, risposte, ganci al volto e colpi da KO quando l’avversario guarda il mondo da una prospettiva sfocata, in debito d’ossigeno.
L’ultimo Sinner è, tennisticamente, un Angelo della Morte che ti uccide staccandoti il respiratore, ti ruba fino all’ultimo alito di respiro e poi ti chiede scusa, con educazione.
Auger-Aliassime fa quel che può e nel secondo set lo fa anche bene: soffre molto nel primo e fa la fine del topo, con l’Italiano in controllo; poi ritrova pian piano il servizio e un po’ di profondità, tiene fino al tie-break, la sua comfort zone nella quale aveva, fino a oggi, fino a Jannik, il 90% di successi.
Fino a oggi, appunto, fino al rendez-vouz altoatesino. Mamma Siglinde ha buttato la pasta e tocca finire qui. 6-4/7-6 e ancora numero uno, con 450 punti di vantaggio su Alcaraz, senza perdere un set, per scacciare la sabbia potenziale dai meccanismi di una tenuta fisica sempre complicata da gestire a questi livelli.
Forse si, forse no.
Eppure il nuovo vecchio Sinner sembra più a proprio agio con le prime di servizio, varia molto, usa la palla corta e i lob come mai prima, gioca con il punteggio, come ha dichiarato lui stesso in una seduta di auto psicanalisi.
Perché il Master 1000 di Parigi conta, perché va bene vincere quasi sempre, ma quel quasi è di troppo nel vocabolario del campione.
Negli occhi del ragazzo c’è la sfida con lo Spagnolo, la Parigi dello Slam da vendicare, quella vera. la rivalità dei prossimi anni da onorare, l’unica al momento plausibile.
Sì, Jannik, sta tutto dentro quella testa fatta per vincere.

Autore dell'articolo: Paolo Di Caro

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